LIBERO FOGLIO ONLINE
del
COMUNE DI STAZZEMA E DELL’ALTA VERSILIA
“Storia, Arte, Tradizione, Politica, Informazione”
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INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA ALLA CERIMONIA PER IL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DEL CONFERIMENTO DELLA MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE AL COMUNE DI STAZZEMA
Sant’Anna di Stazzema , 29/02/2020
Rivolgo a tutti un saluto molto cordiale, al Sindaco, ai familiari delle vittime, ai superstiti, a tutti i cittadini.
Saluto e ringrazio Enrico Pieri e il Professor Paolo Pezzino.
Sono trascorsi cinquant’anni da quando il Comune di Stazzema venne insignito della Medaglia d’oro al valor militare.
Qui vi è, per la Repubblica, un sacrario della sofferenza e del martirio inflitti dalla barbarie nazista, e un simbolo di quella resistenza all’oppressore che la gente della Versilia e tutto il popolo italiano seppero far prevalere con sacrificio e trasformare in riscossa civile.
A Sant’Anna si è compiuta – come tutti ben sapete – una strage di civili tra le più efferate e sanguinose della seconda guerra mondiale. A questa terra è stata inferta una ferita profondissima, che non potrà mai essere cancellata nella storia nazionale.
Quella mattina del 12 agosto 1944 i militari delle SS entrarono nelle frazioni di Stazzema e iniziarono il rastrellamento di donne, di anziani, di bambini, di sfollati. Si pensava che Stazzema fosse un rifugio sicuro, un riparo sia pur precario, tra le incombenti minacce della guerra e delle rappresaglie. Ma quel giorno non fu concesso riparo, né pietà a tanti figli di Stazzema, a famiglie intere, a malati e invalidi, a chi era scappato e si era rifugiato tra quei casolari. L’ideologia dell’annientamento trovò applicazione contro la popolazione civile, senza il minimo riguardo per ragazzi, per fanciulli, per neonati. Giovani militari al comando di ufficiali aguzzini, indottrinati al culto della razza superiore, sterminarono persone inermi che invocavano pietà.
Non si volle solo uccidere. L’obiettivo era annientare, cancellare l’umanità delle vittime e la coscienza stessa della comunità.
Nella Toscana nord-occidentale molti luoghi divennero teatro di battaglie, di uccisioni, di stragi. I fascisti collaboravano con l’invasore e si facevano suggeritori ed esecutori di rappresaglie. Forno, Pioppeti di Montemagno, Fivizzano, Mezzano sono solo alcune tappe del lungo percorso di sangue che ha attraversato queste bellissime terre e si è poi inoltrato nell’Appennino, fino a giungere a Marzabotto, a Monte Sole.
Sono tante, nella tragicità che le contrassegna, le similitudini tra Sant’Anna di Stazzema e Monte Sole, autentici calvari civili del Continente europeo. Le piccole chiese profanate e violate, con il massacro di quanti vi avevano cercato rifugio, resteranno un simbolo indelebile impresso nella coscienza di ogni uomo libero.
Ma non c’è alcuna ragione di guerra che possa anche soltanto attenuare la disumana crudeltà inflitta alle persone e ai loro corpi straziati, accatastati, e per oltraggio anche arsi nel fuoco.
Nulla potrà mai cancellare il ricordo di Anna Pardini, uccisa a soli 20 giorni tra le braccia della mamma. Nulla potrà eguagliare il dolore di Antonio Tucci che pensava di aver messo al sicuro a Sant’Anna la moglie e gli otto figli, per trovarli invece tra i morti della piazza.
Come la piccola Anna, come la famiglia Tucci, furono centinaia e centinaia i martiri di Stazzema.
In questi ricordi – qui a Sant’Anna di Stazzema – si trova una radice della Repubblica.
Bene fanno gli storici a continuare la ricerca tra i punti che restano ancora da unire in quella tremenda giornata. La consistenza effettiva dei partigiani nella zona, dopo le divisioni interne alla brigata e i ripetuti scontri con i tedeschi nei giorni precedenti. La presenza e le responsabilità di fascisti accanto ai reparti tedeschi che compirono il rastrellamento a Stazzema. L’incursione di sciacalli che provarono a strappare le poche cose di valore a chi era stato da poco ucciso. Oltraggio che si aggiunse all’oltraggio.
Qui, a Sant’Anna di Stazzema, si avverte il significato più profondo del nostro continuare a fare memoria.
Perché la memoria è un dovere. Rappresenta un valore di umanità. Costituisce patrimonio della comunità.
Il tempo può attenuare il dolore, può allontanare lo strazio degli orrori più indicibili, ma non dobbiamo consentire che le coscienze si addormentino, che le intelligenze smettano di produrre anticorpi al virus della violenza e dell’odio, che la nostra responsabilità verso le giovani generazioni sia elusa sino al punto di rinunciare al passaggio di testimone della memoria.
Dare testimonianza fa parte del nostro dovere di solidarietà. Quelle centinaia di vite spezzate a Stazzema, quella sacralità umana negata e oltraggiata, chiedono di essere sempre onorate da quanti credono che i diritti inviolabili dell’uomo, i valori della pace e della democrazia, l’uguaglianza degli esseri umani, conferiscano alla vita dignità e livello morale.
Per questo il primo ringraziamento va proprio alla comunità di Stazzema. E la Repubblica le rinnova la sua solidarietà.
Quella Medaglia d’oro di cinquant’anni fa è un segno di riconoscenza per quel che è stato fatto negli anni della ricostruzione e della libertà riconquistata, e per ciò che continuate a fare. Avete reclamato giustizia quando la coltre di dolore e di silenzi impediva di ricomporre per intero le stesse sequenze dell’eccidio. Avete con tenacia continuato a cercare e ricostruire la verità, aiutando i sopravvissuti a superare l’angoscia per l’immenso male subito.
Non è stato facile risalire lungo i sentieri della verità. I silenzi e le omissioni lasciano sempre delle ombre. Ma siete riusciti a raggiungere traguardi importanti, disvelando protagonisti, responsabilità, crudeltà, comprese le folli motivazioni che resero possibile tanto orrore. Lo avete fatto per voi ma avete anche reso un servizio all’Italia.
La nostra civiltà democratica non è sorta dal nulla. È nata perché chi ha conosciuto l’orrore ha promesso solennemente alle nuove generazioni che mai più quell’orrore si sarebbe ripetuto. Questa promessa è iscritta nella nostra Costituzione, dove i diritti sono legati ai doveri di solidarietà, dove l’uguaglianza non è soltanto un orizzonte ma un impegno incessante a rimuovere gli ostacoli, le discriminazioni, le ingiustizie.
Lo ha sottolineato, con parole efficaci, lo storico Pietro Scoppola: “Una guerra di dimensioni mondiali scaturita dalla volontà di potenza di una nazione che si giudicava superiore a tutte le altre”, mentre – diceva – con la nostra Costituzione “si ribalta nel principio opposto della limitazione della sovranità dello Stato nel quadro di un ordinamento che assicuri pace e giustizia tra i popoli”. Quella pace che è evocata qui.
Eppure dobbiamo essere vigili. I mutamenti epocali in atto ci offrono opportunità straordinarie, in ogni campo, ma al tempo stesso provocano paure, disorientamenti, chiusure. Il germe dell’odio non è sconfitto per sempre. Il timore del diverso, il rifiuto della differenza, la volontà di sopraffazione, sono sentimenti che possono ancora mettere radici, svilupparsi e propagarsi.
Il processo di costruzione europea è stato la proiezione esterna, lo sviluppo coerente dei principi che hanno ispirato la Resistenza e unito il popolo italiano attorno alla sua Carta costituzionale. Nazismo e fascismo, scrisse Thomas Mann, hanno tentato “un furto di Europa”. E scriveva: “L’Europa era il contrario dell’angustia provinciale, dell’egoismo limitato, della rozzezza e incultura del nazionalismo: voleva dire libertà, larghezza, spirito e bontà”. Queste parole di Thomas Mann sono emblematiche, significative.
Noi, insieme agli altri Paesi europei, abbiamo compreso che non si dovevano ripetere gli errori successivi alla Grande Guerra, e che la risposta alla volontà di potenza, all’ideologia del dominio e dello sterminio, agli orrori della guerra doveva collocarsi all’altezza della civiltà d’Europa.
Ed è significativo che in questi luoghi, dove avete, appunto, avuto la forza di erigere un monumento alla memoria e il Parco dedicato alla Pace, si siano vissuti segni di riconciliazione, come la visita del Presidente tedesco Joachim Gauck, del Presidente del Parlamento europeo Martin Schultz, che si sono inchinati davanti all’ossario delle vittime. Gesti che hanno mostrato, una volta di più, come l’Europa unita sia la vera risposta di civiltà all’ideologia di oppressione e di morte che il nazismo e il fascismo volevano imporre ai nostri popoli.
Nei giorni dello sterminio di Stazzema, Elio Toaff era sfollato a Valdicastello, a pochi chilometri da qui, e si salvò fortunosamente da una rappresaglia nazista. Toaff era solito ripetere che “gli eventi storici acquistano una prospettiva solo a distanza di tempo”.
La prospettiva che è emersa dalla reazione alla ferocia di quell’estate del ’44 e dalla Liberazione è proprio quello dell’unità europea, l’Europa unione di minoranze, casa comune di libertà, uguaglianza e solidarietà, motore di democrazia e di cooperazione. Ripeterlo qui a Sant’Anna di Stazzema non è una liturgia ma un’affermazione impegnativa.
Si tratta di un’assunzione di responsabilità. Perché, pur essendo imperfetta, fragile, incompiuta, l’Unione europea rimane il più forte antidoto al ritorno dei muri, dei risentimenti nazionalisti, dei fanatismi che non di rado esibiscono la loro carica distruttiva.
Sono comparse, da recente, in questi mesi, scritte contro ebrei sui muri e persino su porte di abitazioni. Folli e fanatici assassini hanno colpito cittadini inermi in borghi e quartieri della nostra Europa. Sono fenomeni limitati ma che non possono essere sottovalutati. Perché puntano a colpire i principi, le fondamenta della convivenza, la stessa memoria. La memoria non appartiene mai soltanto al passato ma è parte della nostra vita e della costruzione del futuro.
Con la Medaglia d’oro al valor militare assegnata al Comune, ricordiamo oggi le Medaglie d’oro al valor civile di Stazzema. Vittime ed eroi al tempo stesso: don Fiore Menguzzo, don Innocenzo Lazzeri, Genny Babilotti Marsili, Milena Bernabò, Cesira Pardini, la sorella di Anna, che a Coletti riuscì a nascondersi, a salvare un altro bambino e a portar via la sorellina neonata, che purtroppo non sopravvisse.
Sono persone che rappresentano un’intera comunità straziata.
In loro nome continuerà l’impegno per costruire una civiltà più libera e giusta, che rappresenta il nostro orizzonte di speranza e che nessuno potrà mai strappare dalle nostre coscienze di italiani liberi.
Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
INTERVENTO SINDACO DI STAZZEMA MAURIZIO VERONA 50° ANNIVERSARIO CONFERIMENTO MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE COMUNE DI STAZZEMA-SANT’ANNA DI STAZZEMA 29 FEBBRAIO 2020
Saluto tutti i presenti,
ringrazio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per aver accolto l’invito a partecipare a questa importante cerimonia a Sant’Anna di Stazzema, luogo simbolo e fondativo della nostra democrazia. Con la sua presenza rende omaggio alle vittime, ai superstiti, ai loro familiari a 75 anni dal crimine qui commesso da nazisti e fascisti il 12 agosto 1944 in cui furono uccisi donne, vecchi e bambini. Le atrocità della Guerra Mondiale hanno lasciato ovunque morte e distruzione, ma anche il sogno di un mondo diverso senza più guerre, la speranza che popoli che si erano combattuti potessero lavorare insieme per la pace ed il progresso.
Sant’Anna di Stazzema per troppi anni è stata dimenticata, la concessione della Medaglia d’oro al Valor Militare, 50 anni fa, fu il primo riconoscimento dello Stato ad un luogo così tremendamente colpito, al sacrificio del popolo della Versilia, al valore di coloro che sulle montagne seppero dire di no ad un regime violento e disumano, che non teneva in alcuna considerazione il valore della vita.
Per molti anni non si è parlato di questo piccolo paese sulle montagne della Versilia che fu capace di accogliere tanti sfollati che fuggivano dai bombardamenti, anche la giustizia non fece il suo corso ed i fascicoli che riguardavano la strage furono colpevolmente nascosti in un archivio fino al 1994: ci è voluta l’istituzione del Parco Nazionale della Pace nel 2000, nato dall’idea che questi luoghi potessero, con la loro storia, essere spazio di riflessione, e finalmente, il processo per rendere giustizia alle vittime del 12 agosto 1944: una giustizia tardiva, ma necessaria a ristabilire la verità. Per la prima volta i superstiti poterono raccontare la loro storia, avere la considerazione dello Stato, essere considerati cittadini.
Oggi Sant’Anna di Stazzema è un luogo di riferimento in Italia, la “Capitale europea dell’antifascismo” perchè l’antifascismo rappresenta tutti quei valori che in questi luoghi furono calpestati. Ogni giorno svolgiamo un lavoro di esaltazione e riscoperta dei principi su cui fonda la nostra Costituzione quelli propri della guerra al nazifascismo. Lo facciamo con i nostri operatori e con i superstiti, incontrando ragazzi di tutte le età, giovani e adulti, costruendo con loro un percorso di conoscenza per riflettere sulle conseguenze di campagne di odio e di discriminazione.
La ringrazio per il suo impegno quotidiano a difesa dei valori della nostra Costituzione, per i suoi gesti di apertura verso il mondo, contro le paure che vengono alimentate da chi oggi vuole di nuovo soffiare sul fuoco della divisione. Nel momento in cui ancora si combatteva, nei luoghi della sofferenza, dal confino, si progettava già e si sognava un’Italia ed un’Europa in cui nessuno potesse essere discriminato per la differente nazionalità, la razza, il colore della pelle, la propria religione, le proprie idee o la condizione sociale e materiale. Si pensava ad uno Stato che non avesse bisogno di uomini forti, ma di istituzioni salde e legittimate dal popolo.
La ringrazio per aver nominato la signora Liliana Segre senatrice a vita, ha arricchito in questo modo la nostra rappresentanza democratica: ci spaventa il “Rapporto Italia 2020” dell’Eurispes che vede in preoccupante crescita il numero di coloro che non crede alla Shoah e di coloro che credono che il capo del Fascismo fu un grande leader. Questo significa che c’è ancora molto da lavorare sulla memoria, ma a Sant’Anna di Stazzema, sede del Parco Nazionale della Pace, raccogliamo volentieri questa sfida.
La sua presenza qua è un segnale inequivocabile dell’impegno delle nostre Istituzioni. Nel suo messaggio dello scorso 12 agosto per il 75 anniversario dell’eccidio ci ricordò come : “Sono esemplari la tenacia e la forza morale con cui la comunità di Sant’Anna ha saputo tenere vivo il ricordo trasmetterlo ai più giovani, trasformare quella ferita profonda in un impegno di ricostruzione, di convivenza, di sviluppo democratico. Di quei valori abbiamo sempre bisogno, oggi come allora. Non dovrà mai essere dimenticato quanto è accaduto comprese le pagine più spaventose della nostra storia, perché chi dimentica è più debole, più esposto ai pericoli che nel suo tempo, intolleranza, ostilità, violenza ripropongono”.
Ebbene, noi non dimentichiamo, questi luoghi parlano come ci parlano i campi di concentramento e gli altri luoghi teatro di crimini nazifascisti e tutti i luoghi della sofferenza. Bisogna saper ascoltare il messaggio che viene da ogni singola roccia di questo borgo che improvvisamente fu sconvolto dalla guerra.
Fu una tenacia mortale che portò ferro e fuoco in questa comunità: e con la stessa tenacia oggi portiamo i ragazzi di tutta Italia a conoscere questi luoghi, ad ascoltare le storie dei nostri superstiti, a riproporre nel dibattito quotidiano i valori che quel giorno del 1944 furono calpestati.
Caro Presidente, ancora grazie per essere salito a Sant’Anna di Stazzema in un momento di sfiducia verso le nostre istituzioni democratiche, che sono il baluardo a cui ci aggrappiamo nei momenti di necessità, che hanno garantito al nostro Paese di rinascere dalle ceneri in cui un regime autoritario e violento l’aveva gettato. Oggi si celebra una ricorrenza importante e abbiamo voluto ricordarla: ma è soprattutto un riconoscimento a tutti coloro che si sentono impegnati a difendere la nostra Costituzione.
La memoria è un atto di coraggio, e con coraggio e determinazione continueremo ogni giorno a parlare ed incontrare tanti giovani per raggiungere il sogno che ci assegna la legge istitutiva del Parco di un mondo senza più guerre.
Grazie Presidente!
Maurizio Verona,sindaco di Stazzema
INTERVENTO DEL PROF. PAOLO PEZZINO, PRESIDENTE DEL COMITATO SCIENTIFICO PARCO NAZIONALE DELLA PACE
Discorso pronunciato alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Sant’Anna di Stazzema, in occasione della cerimonia per il 50° anniversario della concessione della medaglia d’oro al valor militare.
Signor Presidente della Repubblica, signor Sindaco, autorità civili e militari, cittadine e cittadini di Sant’Anna di Stazzema, Signore e Signori
in questi luoghi il 12 agosto del 1944 si è compiuta una delle più orrende stragi di civili italiani della seconda guerra mondiale. Reparti tedeschi, tra i quali erano presenti uomini che parlavano la nostra lingua, hanno massacrato per ore bambini, donne e anziani. Prima di salire a Sant’Anna avevano ucciso a Mulina di Stazzema don Fiore Menguzzo e la sua famiglia. Dopo Sant’Anna, a Valdicastello, uccisero altri civili e altri ancora ne deportarono.
Il contesto storico della strage è ormai chiaro: essa si inquadra in quella particolare fase del conflitto in Italia che si apre con l’arretramento dell’esercito tedesco sulla così detta Linea Gotica. In zone di grande rilievo strategico, come i monti a ridosso della Versilia, le Apuane o la Lunigiana, i tedeschi soffrivano la presenza di numerose formazioni partigiane, di diverso orientamento, e l’intensificazione della loro attività, anche a seguito dei proclami di Alexander dopo la ritirata tedesca da Roma. Nella zona arrivò in quei giorni la XVI SS Panzer-Grenadier Division, comandata dal generale Simon, un fanatico nazista, impiegata in numerose azioni di lotta alle bande, che per lo più si concretizzavano in stragi della popolazione civile, accusata, a torto o a ragione, di proteggere la guerra partigiana.
L’eccidio di Sant’Anna si inserisce all’interno di un ciclo operativo di “lotta alle bande” che iniziò ai primi di agosto, colpendo vari territori del pisano, continuò in Versilia, investì, dopo Sant’Anna di Stazzema, le Apuane, per poi proseguire, al di là dell’Appennino, nella operazione di Monte Sole, contro le popolazioni di tre comuni, Marzabotto, Grizzana e Monzuno. Le fonti tedesche parlano di rastrellamento di partigiani, in realtà si trattava di azioni terroristiche di ripulitura del territorio, veri e propri massacri di tutti coloro che venivano trovati all’interno dell’area delimitata come quella da “bonificare”.
Dopo la fine del conflitto la memoria dei superstiti è rimasta isolata da quella della comunità nazionale, chiusa in un dolore incomunicabile. La causa principale di questo sentimento va ricercata nella mancata giustizia: un’inchiesta dell’esercito statunitense aveva, subito dopo i fatti, correttamente individuato il reparto tedesco responsabile, ma nessuno è stato per decenni chiamato a rispondere in tribunale di quanto è stato perpetrato a Sant’Anna, tranne il generale Simon, condannato a morte a Padova nel 1947 da una corte militare inglese, e liberato dopo aver scontato pochi anni di carcere. Inoltre Walter Reder fu giustamente assolto dal tribunale militare di Bologna dall’accusa di avere comandato e diretto la strage. Solo all’inizio del millennio, a oltre mezzo secolo dagli avvenimenti, la Procura militare di La Spezia, diretta da Marco De Paolis, ha meritoriamente cominciato a indagare nuovamente sulla strage, e solo nel 2005 il Tribunale militare ha pronunciato una sentenza di condanna per alcune SS imputate.
Le successive vicende hanno visto la sentenza confermata nei vari gradi di giudizio della magistratura militare italiana, ma vanificata sia dal rifiuto delle autorità tedesche di concedere l’estradizione o di far scontare la pena in Germania ai condannati, sia dai non luogo a procedere ribaditi dalla magistratura tedesca nei confronti degli stessi militari condannati a La Spezia e di altri loro commilitoni. Si aggiunga il rifiuto dello Stato tedesco di riconoscere gli indennizzi disposti dalla magistratura italiana: tutto ciò ha confermato i superstiti e i parenti delle vittime nella convinzione che giustizia non è stata compiutamente fatta (senza contare che una giustizia che arriva a sessanta anni dai fatti non può essere considerata sostanzialmente tale).
Certamente, i tempi del riconoscimento istituzionale delle sofferenze non hanno corrisposto alle aspettative di chi ha subito lutti così pesanti, e bisognò aspettare il 1959 perché una delle vittime di Sant’Anna ricevesse la medaglia d’oro al valor civile: si trattava di don Innocenzo Lazzeri. Dopo di allora nessun altro riconoscimento, fino agli anni settanta, che rappresentarono una svolta nelle politiche della memoria.
Il 28 febbraio 1970 a Sant’Anna di Stazzema fu concessa la medaglia d’oro al valor militare, e nello stesso anno, il 2 novembre, il Presidente della Regione Toscana, Lelio Lagorio, in visita a Sant’Anna di Stazzema, definì il paese luogo di memoria della Toscana. Da allora la Regione Toscana ha investito molto su Sant’Anna di Stazzema.
Nel 1971 nasce l’associazione Sant’Anna di Stazzema 12 agosto ‘44, comunemente conosciuta come Associazione Martiri di Sant’Anna, con lo scopo di mantenere vivo il ricordo e la memoria dell’eccidio e stimolare le istituzioni locali e centrali ad un impegno più concreto.
Nell’autunno del 1982 nelle vecchie scuole elementari venne inaugurato il Museo storico della Resistenza, alla presenza del Presidente della Repubblica Sandro Pertini: per la prima volta saliva a Sant’Anna la massima carica dello Stato.
Nel 1991 fu istituito con legge regionale il Comitato per le onoranze ai martiri di Sant’Anna.
Una nuova stagione di riconoscimenti iniziò nel 1999 nel nome di un altro sacerdote, don Fiore Menguzzo, al quale fu concessa la medaglia d’oro al valor civile alla memoria. Seguì il 3 febbraio 2003 la medaglia d’oro alla memoria a Genny Bibolotti Marsili, raffigurata in una copertina de “La Domenica degli italiani” del 1945 nell’atto di lanciare uno zoccolo contro un tedesco, sviandone l’attenzione dal figlio nascosto dietro la porta della stalla dove erano stati rinchiusi. Poco più di un anno dopo, il 12 ottobre 2004, fu concessa la medaglia a Milena Bernabò, superstite della strage ancora vivente, e il 17 maggio 2012 a Cesira Pardini, anch’essa vivente. Onorificenze tedesche sono state concesse a Enio Mancini ed Enrico Pieri.
In questo nuovo clima Sant’Anna di Stazzema ottenne un riconoscimento legislativo a livello nazionale, con la legge 11 dicembre 2000, n. 381, che erigeva il paese a Parco nazionale della pace, ed oggi finalmente, con la creazione all’interno del Comune dell’Istituzione che ne gestirà le iniziative, si è concluso un processo che fa di Sant’Anna un luogo della memoria nazionale e europeo, dove gli esiti della ricerca storica e la memoria degli orrori della guerra dialogheranno per rappresentare un punto di riferimento per la comunità nazionale e internazionale.
La sua autorevole presenza, Signor Presidente, ne è la migliore dimostrazione, e a nome del Comitato scientifico dell’Istituzione Parco nazionale della pace di Sant’Anna di Stazzema, che ho l’onore di presiedere, Le esprimo viva gratitudine per essere qui con noi a commemorare i cinquant’anni della concessione della medaglia d’oro alla comunità di Sant’Anna.
Grazie.
Prof. Paolo Pezzino,
presidente del Comitato scientifico Parco nazionale della Pace,
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA A SANT’ANNA DI STAZZEMA
Stazzema_“Sant’Anna di Stazzema è una radice della Repubblica. La memoria è un virus contro l’odio, dare testimonianza fa parte del nostro dovere di solidarietà: avete reso un servizio all’Italia. La Repubblica rinnova la solidarietà a Sant’Anna di Stazzema”. Si rivolge ai superstiti il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell’orazione ufficiale alla Fabbrica dei Diritti, con lo sguardo rivolto verso il futuro. La visita a Sant’Anna di Stazzema si è svolta in occasione del 50o anniversario del conferimento al Comune di Stazzema, per la Versilia tutta, della Medaglia d’Oro al Valor Militare, avvenuta il 28 febbraio 1970.
Il Presidente è arrivato a Sant’Anna alle 11:30, come da programma, ed ha deposto un corona di alloro sulla piazza della Chiesa, al cippo che commemora i caduti della strage. Ha visitato il Museo Storico della Resistenza accompagnato dal Sindaco di Stazzema, Maurizio Verona, al Prefetto di Lucca Francesco Esposito, al Presidente della Provincia Luca Menesini, al Presidente del Consiglio della Regione Toscana Eugenio Giani e ad Enrico Pieri, superstite e presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna.
La Fabbrica dei Diritti ha ospitato la cerimonia, nella quale sono intervenuti il Sindaco di Stazzema, Maurizio Verona, Enrico Pieri, lo storico prof. Paolo Pezzino, Presidente del Comitato scientifico di Sant’Anna di Stazzema e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Nella Fabbrica dei Diritti è stata allestita un’esposizione per la commemorazione dei 50 anni dal conferimento della Medaglia d’Oro descrivendo Sant’Anna come luogo di memoria e di riflessione, “Una storia affacciata sul futuro”.
“La pace è indicata qui come proiezione verso il futuro, nel segno della pace”- ha commentato il Presidente.
Il Presidente Mattarella ha incontrato, in forma riservata, i superstiti della strage di Sant’Anna di Stazzema del 12 agosto 1944: molti di loro erano bambini e ancora oggi portano a noi la memoria di quel giorno. Un momento toccante ed emozionante, durante il quale donne e uomini, bambine e bambini del 1944, hanno raccontato al Presidente il loro ricordo.
“La memoria è indispensabile per costruire il futuro. L’Europa Unita è la risposta di civiltà alle ideologie di morte imposte da nazismo e fascismo”. Ricorda Elio Toaff, sfollato a La Culla, testimone del dramma del 12 agosto 1944; ricorda Anna Pardini, la vittima più piccola della strage con i suoi 20 giorni di età e Antonio Tucci, i cui otto figli insieme alla moglie sono stati massacrati sulla Piazza della Chiesa. “Odio, timore per il diverso, sopraffazione possono mettere radici e svilupparsi. La proiezione europea è lo sviluppo coerente dei principi della Resistenza”.
Info:
Museo Storico della Resistenza Sant’Anna di Stazzema
Parco Nazionale della Pace
RAPPRESENTANZA DELLA VERSILIA A SANT’ANNA.
Oggi nella rappresentanza della Versilia a Sant’Anna per il Presidente della Repubblica, alla televisione ho visto volti ben noti, ma neanche un Prete anche se africano.
Verona e Morabito addebiteranno ciò a Benotto, ma è un fatto che Verona e Morabito non si sono impegnati per assicurare comunque una presenza ecclesiastica significativa, meglio se versiliese.
Bravi, anzi no.
Mons. Danilo D’Angiolo,29.2.2020.
VEZZONI AVEVA SCRITTO UNA LETTERA AL CAPO DELLO STATO
Rendiamo pubblica la lettera che Giuseppe Vezzoni aveva inviato al Capo dello Stato il 19 febbraio scorso.
Mulina di Stazzema, 19 febbraio 2020
All’attenzione del Capo dello Stato Sergio Mattarella
Oggetto: La frazione di Mulina di Stazzema è luogo di sacrificio e di memoria da conservare come deterrenza morale contro ogni rigurgito nazifascista e razzista.
Signor Presidente,
questa lettera l’avremmo inviata comunque, ma la visita che farà sabato 29 febbraio a Sant’Anna di Stazzema in occasione del 50° anniversario del conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare al Comune di Stazzema in cui si voluto riassumere il martirio della Versilia, m’ha stimolato ad anticiparla.
Tralasciando ogni considerazione storiografica sul numero dei morti e sull’incidenza che avuto la guerra civile nelle stragi di civili e singole uccisioni compiute in Versilia e soprattutto nell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, vorrei perorarLe il luogo della memoria della frazione di Mulina di Stazzema, un piccolo borgo che dista un chilometro dal municipio di Stazzema. Il 12 agosto ’44 furono perpetrati in questo luogo i primi morti della terribile intemperie nazifascista, la cui avvisaglia sanguinaria si era già manifestata nel paese il 1 e l’8 agosto 1944 con le uccisioni di 4 abitanti.
Durante quel sabato mattina del 12 agosto’44, prima che a Sant’Anna di Stazzema si scatenasse l’inferno su alcune centinaia di inermi, furono uccisi lungo la mulattiera per Farnocchia e nella canonica di S. Rocco di Mulina, rispettivamente Don Fiore Menguzzo, parroco del paese (mulattiera), Antonio Menguzzo (padre), Teresa Menguzzo (sorella), Claudina Sirocchi (cognata), Colombina Graziella Colombini (nipote di 13 anni), Elena Menguzzo( nipote di 18 mesi).
Queste vittime sono restate per 47 anni dimenticate dalla storia e dalle commemorazioni ufficiali. L’11 agosto 1991 si tenne la prima commemorazione, il 15 novembre 1999 il Presidente Carlo Azeglio Ciampì firmò alla memoria di don Fiore Menguzzo il decreto per il conferimento della Medaglia d’Oro al Merito Civile. Il sacerdote, prima di essere ucciso, fu inviato nel 1942 con i gradi di tenente cappellano in Albania. Dopo l’8 settembre 1943 fu fatto prigioniero e deportato in un campo di prigionia nazista (non siamo riusciti a risalire al luogo della deportazione). A causa di una malattia fu rimpatriato nel maggio/ giugno 1944. Rientrò nella parrocchia di San Rocco circa due mesi prima della strage. In mezzo a queste vittime, seppur superstite, la madre del prete, Amalia Menguzzato, che nel libro “All’alba di Sant’Anna” ho definito “Mater dolorosa” della Resistenza. La donna, poco prima del ’44, fu colpita negli affetti dalla perdita di un nipotino (morbillo) e del genero (intervento chirurgico), poi ha dovuto sopravvivere alla morte di due figli, Fiore e Teresa, del marito Antonio, della nuora Claudina e di altre due nipotine, Graziella e Teresa.
Ecco, questa storia dimenticata è stata ricomposta nella sua espansione geografica-esistenziale (Castello Tesino, Cascina, Pisa, Domodossola, Pescaglia e Stazzema, e reinserita nella storia 12 agosto 1944 e dell’Italia uscita dall’oppressione fascista e nazista. E’ forte il timore che questo cofanetto di memorie, dissotterrato dal seppellimento durato quasi mezzo secolo, possa tornare nell’oblio, risotterrato dall’indifferenza, dall’ignoranza, dalla superficialità ma anche da quel negazionismo che oscura, emargina, demotiva le coscienze.
Signor Presidente,
la chiesa di San Rocco e l’annessa canonica versano in una situazione di altissimo degrado strutturale, tanto che a seguito di un crollo di una porzione di tetto (transetto di San Rocco) la chiesa è stata chiusa alcuni mesi fa.
La scuola dell’Infanzia Martiri di Mulina di Stazzema (intitolazione avvenuta l’11 agosto 1993) prossimamente sarà trasferita provvisoriamente a causa di criticità rilevate alla staticità dell’edificio, ma permane la perplessità che per 14 bambini possa essere disponibile a tempi brevi un finanziamento di un milione e 80mila euro per realizzare il nuovo edificio.
La frazione di Mulina non è solo punto di riferimento per l’eccidio del 12 agosto 1944 ma anche per il fatto che forse nel paese fu fondata la prima sezione fascista della Versilia, che 10 abitanti parteciparono alla Marcia su Roma, che il 18 luglio 1944, in un manufatto (streto) nel bosco vicino a Calcaferro (borgata che insieme a quelle di Culerchia e Carbonaia compone la frazione di Mulina), si costituì la formazione partigiana X Brigata Garibaldi- Gino Lombardi.
Nella frazione è ricordata con un piccolo monumento anche la strage dei 12 avieri italiani avvenuta a Kindu l’11 novembre 1961(Il sottotenente Garbati, una delle vittime, era originario di Mulina). Infine un aneddoto che è stato tramandato nella famiglia proprietaria della Polveriera Pocai, che è stata attiva dal 1821 fino alla metà del secolo scorso, conosciuta in Italia e fuori dai confini per la fabbricazione della polvere da sparo e per la polvere nera per escavazioni di cava e minerarie. Si racconta che un carico di polvere fu portato da Mulina al porto di Talamone per rifornire Garibaldi durante la spedizione dei Mille.
Ecco, data l’attuale situazione in cui versa la frazione martire di Mulina di Stazzema, il timore che la visibilità storica e morale riconquistata in questi ultimi 30 anni impegno possa inevitabilmente svanire senza che vi sia una doverosa e fattiva azione istituzionale volta a interrompere questo declino culturale e materiale con politiche di rivalorizzazione atte a preservare la memoria.
Certo che nel Suo intervento che farà a Sant’Anna di Stazzema sarà raccolto questo grido di aiuto per la conservazione della lezione di storia e di memoria avvenuta e impartita dalla frazione di Mulina di Stazzema, porgo i miei più sentiti saluti di cittadino rimango a disposizione per eventuali chiarimenti.
Giuseppe Vezzoni,19.2.2020
STAMANI GIUSEPPE VEZZONI HA DONATO ALCUNI LIBRI AL PRESIDENTE MATTARELLA
Pubblichiamo la lettera con cui Giuseppe Vezzoni ha accompagnato la donazione di alcuni suoi libri al Capo dello Stato
Signor Presidente della Republica Italiana,
in occasione della Sua visita a Sant’Anna di Stazzema per onorare il 50° anniversario del conferimento al Comune di Stazzema della Medaglia d’Oro al Valor Militare per il sacrificio patito dai comuni della Versilia e inaugurare la Fabbrica dei Diritti, Le faccio omaggio di alcuni libri che ho scritto sulla strage nazifascista del 12 agosto 1944, che in Sant’Anna di Stazzema ebbe l’apice della crudeltà ma che ferì profondamente l’altra frazione martire di Mulina di Stazzema e le frazioni del Comune di Pietrasanta, Valdicastello e Capezzano Monte. Libri in cui non è stata dimenticata un’altra strage versiliese, quella della Sassaia, perpetrata il 10 agosto 1944 nel Comune di Massarosa. Ho voluto unire ai martiri del nazifascismo le sofferenze di alcuni militari italiani della Versilia patite nei luoghi delle barbare deportazioni naziste e comuniste attraverso il libro Mai Più. Dal Don a Sant’Anna di Stazzema, un’altra vicenda italiana che come quella dei martiri delle Foibe e degli esuli istriani ha patito e subito la “disattenzione” di quella cultura dei “contemporanei”, fatta anche di sacche di negazionismo finalizzato a impedire la completa conoscenza della storia, così come è avvenuto a Sant’Anna di Stazzema e soprattutto a Mulina di Stazzema, dove la storia è restata nascosta per ben 47 anni.
Convinto che questa donazione di libri resterà nel cuore della Casa degli Italiani, il Palazzo del Quirinale, accolga con favore queste piccole conoscenze e i miei più sinceri saluti.
Giuseppe Vezzoni
NB: Sono stati donati questi libri:
– Mai Più. Dal Don a Sant’Anna di Stazzema;
– Un prete indifeso in una storia a metà. Don Giuseppe Vangelisti e il suo memoriale;
– All’alba di Sant’Anna;
– L’eroico sacrificio di Delia e Maria a Sant’Anna di Stazzema;
– Quel 12 agosto 1944. Tre “italiani” la mattina della strage in località Bambini.
PER LA PRIMA VOLTA DELLA STORIA DELLA MEMORIA DELL’ECCIDIO NON C’E’ STATO NESSUN RIFERIMENTO AL NUMERO DI 560 VITTIME
Stazzema– Stamani, negli interventi ufficiali inerenti alla celebrazione del 50° Anniversario del conferimento della Medaglia d’oro al Valor Militare al Comune di Stazzema, non c’è stato nessun riferimento al numero delle 560 vittime perpetrate il 12 agosto 1944 a Sant’Anna di Stazzema. Neppure questo numero è stato richiamato nell’intervento fatto a braccio dal superstite Enrico Pieri, presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna di Stazzema. E’ stata fatta menzione solo a centinaia di vittime perpetrate dai nazifascisti. E’ la prima volta che avviene, dopo quasi 76 anni trascorsi dall’eccidio. Il numero di 560 vittime si è invece continuato a fare in alcuni servizi giornalistici televisivi. Già nell’articolo del Il Tirreno di ieri non si era fatto cenno alle 560 vittime ma solo alle 130 vittime trucidate sul piazzale della chiesa di Sant’Anna, che precisamente furono contate in 132 unità, più altri 6 cadaveri trovati dietro la chiesa.
Giuseppe Vezzoni,addì 29.2.2020
CORONAVIRUS: SINDACO GIOVANNETTI, GEMELLAGGIO DI SOLIDARIETÀ CON CODOGNO PER PROMUOVERE SUA IMMAGINE
Pietrasanta_ Un gemellaggio di solidarietà e vicinanza con Codogno per aiutare il piccolo paesino della provincia di Lodi diventato sinonimo dell’emergenza sanitaria, a promuoversi in Italia e nel mondo. “Quello che è successo a Codogno, cittadina poco più grande della nostra Pietrasanta, sarebbe potuto succedere in qualsiasi altra città italiana. – spiega il primo cittadino, Alberto Stefano Giovannetti – Aiutando Codogno aiutiamo il paese. Dobbiamo scollegare nell’immaginario collettivo il legame tra il Coronavirus e la comunità di Codogno. Pietrasanta sarà pronta, se il sindaco avrà piacere, a sottoscrivere un gemellaggio di solidarietà per programmare, insieme, delle attività di promozione. La nostra è una città famosa in tutto il mondo per i suoi laboratori artistici del marmo e del bronzo, per la frequentazione di artisti internazionali che realizzano qui, da noi, le loro straordinarie opere. Codogno, l’Italia, non sono il paese del coronavirus. Pietrasanta è pronta a collaborare con Codogno per rilanciare, una volta finita l’emergenza, la sua immagine”.
Ufficio Stampa & PR
Andrea Berti,addì 29.2.2020