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Libero foglio on line del Comune di Stazzema e dell’Alta Versilia:
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Blogger Giuseppe Vezzoni
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EMERGENZA MIGRANTI: ESITO POSITIVO PER IL PRIMO INCONTRO PUBBLICO PROMOSSO DALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE. LUNEDÌ 20 NOVEMBRE SI REPLICA A RIPA
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Seravezza_ Pubblico non numeroso, ma contenuti importanti e di grande interesse per il primo incontro del ciclo promosso dall’Amministrazione Comunale di Seravezza sulle politiche dell’accoglienza, svoltosi nella sala conferenze della Croce Bianca a Querceta. L’incontro, che ha visto gli interventi del sindaco Riccardo Tarabella, dell’assessore al sociale Orietta Guidugli, del governatore della Misericordia di Lido di Camaiore Aldo Intaschi e di alcune operatrici della stessa associazione lidese, è stato utile per chiarire molti aspetti legati ai meccanismi di ingresso dei migranti nel nostro Paese, alle prassi dell’accoglienza attivate dal Governo attraverso le Prefetture, ai percorsi delineati a livello nazionale per valutare le richieste di asilo, alle pratiche adottate localmente dalle autorità con il supporto di associazioni ed enti gestori dei centri di accoglienza. Scopo dell’iniziativa, come ha ricordato il sindaco Tarabella nel corso della serata, è quello di instaurare una collaborazione positiva, franca e trasparente fra i cittadini e le istituzioni per dare risposte di accoglienza che siano rispettose della dignità di chi si trova in Italia temporaneamente e in situazione di emergenza in cerca di protezione e, al tempo stesso, delle esigenze di equilibrio sociale e di sicurezza delle comunità locali. Il ciclo proseguirà con altri incontri, il primo dei quali è già fissato per la serata di lunedì 20 novembre a Ripa (sala riunioni della Croce Rossa, inizio ore 21).
A Querceta il sindaco Tarabella e l’assessore Guidugli hanno fatto appello alla condivisione dei principi etici che motivano la scelta dell’Amministrazione Comunale di fare accoglienza. I parametri nazionali assegnano al Comune di Seravezza una quota complessiva di 48 migranti, 13 dei quali già alloggiati in due diversi appartamenti a Seravezza capoluogo e 12 in un appartamento ad Azzano.
«Vogliamo rispettare l’impegno ad accogliere i restanti 23, non per fare accoglienza di facciata né per il semplice adempimento ad un obbligo, ma perché convinti del valore morale di tale scelta», hanno detto gli amministratori. «E vogliamo farlo bene, perseguendo quel modello operativo che dal novembre 2015 la Misericordia di Lido di Camaiore propone sul nostro territorio con il supporto della locale Misericordia di Seravezza e che si basa sul concetto di micro accoglienza raccomandato dalla Regione Toscana (piccoli insediamenti diffusi sul territorio, con massimo 6/7 persone per ogni alloggio). Con gli uffici municipali ci stiamo organizzando per gestire con efficacia la problematica e per acquisire le necessarie competenze per muoverci su un terreno così delicato. Potendo contare su gestori qualificati, su una migliore organizzazione interna e sulla collaborazione dei cittadini potremo realizzare il progetto di accoglienza evitando le criticità e le problematiche che possono nascere e che sono nate nel caso dell’insediamento di Azzano, dove il Comune è stato praticamente scavalcato. Gli incontri con i cittadini servono anche a mettere a punto un modello che, pur mantenendo l’attuale forma di accoglienza attraverso i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), consenta di formare un triangolo virtuoso in cui tutti gli attori interagiscono nel modo più corretto».
Significative le informazioni fornite dal Governatore Intaschi e dalle operatrici della Misericordia di Lido di Camaiore, che operano con strutture di accoglienza nei Comuni di Camaiore, Massarosa e Seravezza (sul nostro territorio seguono i 13 ragazzi ospiti nelle due strutture del capoluogo). «Tutti i migranti da noi seguiti hanno il permesso di soggiorno e una regolare copertura sanitaria e conoscono bene i loro obblighi di comportamento, che escludono ad esempio qualsiasi forma di accattonaggio», hanno detto le operatrici.«Seguono tutti con impegno il percorso loro proposto (corsi di lingua italiana e di educazione civica, disbrigo delle formalità burocratiche legate alle richieste di asilo, attività sportive, percorsi di lavoro e di inserimento nel tessuto sociale) e sono fortemente motivati a restare in Italia per ricostruire qui la loro vita. Possiamo dire con soddisfazione che alcuni di loro ci stanno riuscendo: ad esempio i sei pachistani del gruppo iniziale arrivato a Seravezza hanno tutti trovato un lavoro e adesso sono autonomi. Una quindicina di altri ragazzi stanno frequentando un corso HACCP che può aprir loro le porte di un impiego in esercizi pubblici, altri cinque sono impiegati nel servizio civile dopo aver frequentato corsi di primo soccorso (uno è in forza alla Misericordia di Seravezza), altri quattro hanno trovato un regolare impiego nel settore agricolo e in quello della ristorazione in Versilia».
Nel corso della serata è stato fatto cenno anche ai servizi di sostegno sociale pensati per i cittadini di Seravezza e svolti sempre in collaborazione con la Misericordia del Lido, come l’Agenzia Casa, che assiste le famiglie in emergenza abitativa, e il Fondo Vivere, che svolge un preziosissimo servizio di microcredito.
Segreteria del sindaco,adì 15.11.2017
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PATTO CIVICO DI SERAVEZZA INTERVIENE CON UNA INTERROGAZIONE SULLA QUESTIONE DEGLI USI CIVICI
![DSCN9602](https://liberacronaca2.wordpress.com/wp-content/uploads/2017/08/dscn9602.jpg?w=676)
Seravezza_Dopo aver letto il lungo comunicato del Partito Democratico di Seravezza sul tema usi civici, viene da chiedersi se questo testo rappresenti o meno la posizione dell’Amministrazione Comunale, che si è ben guardata di assumere pubblicamente un atteggiamento simile.
Con una interrogazione Patto Civico ha chiesto alla maggioranza, nel mese di settembre, di assumere formalmente un ruolo per ascoltare le voci di dissenso che si erano levate una volta resi noti i termini della chiusura della trattativa fra Comune, Henraux e Asbuc.
Non solo ciò non è avvenuto, ma oggi leggiamo una netta presa di posizione da parte della componente fondamentale della maggioranza.
Netta presa di posizione che non solo si sostituisce al silenzio dell’amministrazione, ma dileggia e irride, fra l’altro in maniera poco simpatica, 170 firmatari e una Pubblica Assistenza. Come se fosse stato compiuto un reato di lesa maestà.
Però, delle due l’una: o chi ha sollevato dubbi sull’accordo ha qualche ragione o non si capisce il motivo per cui l’accordo non è stato firmato prima delle elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Asbuc. “Accordo storico”, come hanno detto a più riprese Sindaco e Assessori
Le prossime elezioni del 3 dicembre rappresentano certo un passo importante: c’è soltanto da sperare che con il rinnovo del Consiglio Asbuc ed una posizione ufficiale dell’Amministrazione Comunale si trovi, con il consenso di Henraux, un buon accordo che vada a vantaggio di tutti. Altrimenti, non resta che attendere la sentenza del giudice, e allora si sarebbero persi altri lunghi anni per niente.
Patto Civico chiede, dopo le prossime elezioni del 3 dicembre, che l’amministrazione stavolta si faccia carico di incontri pubblici alla presenza di tutti i soggetti interessati, al fine di garantire pluralità e ampia partecipazione in vista della conclusione di questa vicenda.
Grazie,
Patto Civico di Seravezza ,addì’ 15.11.2017
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TERRE DI USO CIVICO, LE POPOLAZIONI CEDONO PER SFINIMENTO
Ti mando alcune riflessioni che potrebbero essere abbastanza “forti” e che ho inviato anche a Il Tirreno e a La Nazione. Quello che scrivo fa parte di situazioni alle quali ho assistito personalmente, le lettere alle quali faccio riferimento le posseggo e le ho fornite alla Regione ed al Commissariato. Le aziende estrattive hanno torto marcio ma hanno anche i soldi e possono far conto su avvocati con studi attrezzati per portare avanti cause che durano all’infinito, le popolazioni sono tutte ostaggio della limitazione dei mezzi. Ci prendono per sfinimento ma se i giudici avessero più coraggio e la Regione avesse negli uffici persone preparate, le sentenze sarebbero già state emesse ed andrebbero tutte a vantaggio dei residenti. Se ritieni di non dover riportare i nomi fai pure, in ogni caso sono lettere protocollate ai nei vari istituti quindi documenti pubblici. Ciao, Baldino
![20171114_110645](https://liberacronaca2.wordpress.com/wp-content/uploads/2017/11/20171114_110645.jpg?w=676)
Sulla vicenda Henraux/ASBUC seravezzina si è scritto e detto ormai quasi tutto, resterebbero da rivelare i retroscena di una situazione costruita nel tempo affinché la direzione fosse orientata verso il punto in cui oggi siamo. Chi scrive ha iniziato ad interessarsi agli usi civici quasi 30 anni fa, oggi è il presidente dell’associazione per la rivendica dell’uso civico di Terrinca ed uno dei soci fondatori del Centro Cervati. Dieci anni or sono insistetti molto con i componenti dell’ASBUC di Seravezza affinché iniziassero l’azione di riscatto dei loro beni che comprendono, senza nessuna ombra di dubbio, il Monte Altissimo; mai avrei pensato di poter arrivare al punto in cui quel patrimonio rischia di divenire possedimento di una azienda che ha interessi contrari ai canoni dell’uso civico che, fra gli obiettivi primari, contempla il mantenimento dell’ambiente al fine di tramandarlo integro, se non migliorato, alle generazioni future. Era il 1988 quanto la “istruttoria demaniale” dell’Alta Versilia venne portata a termine dai periti Giorgio Pizziolo, Licio Corfini e Antonio Bartelletti: un tecnico, un legale ed uno storico, competenze necessarie e complementari per una materia difficile e complessa. Le risultanze dell’indagine vanno nell’unica e scontata direzione per cui le aree poste nella parte alta delle nostra montagne erano e restano beni comuni e devono essere restituite alle popolazioni residenti che ne sono proprietarie. L’uso civico è per definizione inalienabile ed inusucapibile, è protetto da ogni possibile tentativo di espropriazione o usurpazione. In questo senso l’istruttoria dimostra come le vendite, portate a termine a seguito degli editti leopoldini, non possono avere validità per il motivo semplice che a vendere furono soggetti non titolati ad espletare l’azione, teoria questa che trova conforto in molte sentenze ormai passate in giudicato e che fanno giurisprudenza. Strano che non se ne voglia tener conto. Tre decenni, dunque, senza che si sia addivenuti a conclusioni apprezzabili, anzi, il panorama si è andato sempre più ingarbugliando (ad arte) con conseguente lievitazione delle spese e provocando il totale disinteresse della popolazioni coinvolte. Nel frattempo, per chi ha cercato di seguire l’evolversi dei fatti, è stato possibile notare atteggiamenti che definirei “contestabili” proprio da parte delle istituzioni. Posso asserire con certezza, ad esempio, che l’avvocatura della Regione Toscana sostiene che l’istruttoria Pizziolo/Corfini/Bartelletti sia semplicemente una “mera bozza”, quindi inefficace, e che non sia mai stata depositata e resa definitiva. Queste affermazioni sono state portate anche in giudizio presso il Commissariato di Roma pur essendo un evidente falso. Posseggo diverse lettere che ho fornito più volte agli uffici competenti della Regione, in una di queste l’Assessore Regionale all’Agricoltura e Foreste Francesco Serafini comunica al Presidente della Giunta Regionale Toscana il 19 dicembre del 1988: <<La relazione istruttoria venne depositata il 21 dicembre 1984 e completata da altre successive indagini istruttorie concluse con la pubblicazione e la conseguente notifica di rito ai singoli interessati>>. Questa affermazione trova riscontro in una lettera che l’Assessore Regionale Usi Civici Franco Carletti invia all’ufficio regionale Usi Civici della Regione Toscana l’11.aprile 1988. Un lavoro assunto come definitivo, dunque, che costituisce un punto fermo ed indiscutibile che poteva, eventualmente, essere integrato o migliorato ma mai accantonato, come si è fatto e si continua a fare. Come mai la Regione Toscana continua pervicacemente a definire l’Istruttoria dell’88 come “mera bozza”? Perché dunque si continua ad affidare incarichi a tecnici che devono riprendere il lavoro fin dall’inizio? Questi sono spesso agronomi, che oltretutto non hanno competenze legali indispensabili per affrontare l’argomento. Come mai la Regione e i Comuni versiliesi non hanno mai interpellato il Centro Cervati, unico organismo composto da eminenti studiosi della materia, che ha sede nel comune di Seravezza? Come mai il Parco delle Apuane non prende posizione sulla questione? Anche il direttore del Parco tace nonostante abbia fatto parte del pool di tecnici che portò a termine l’istruttoria dell’88.
Posseggo poi copia di una terza lettera che l’assessore Regionale agli Usi Civici dell’epoca, dott. Franco Carletti, scrive all’Assessore all’Agricoltura e Foreste della Regione Toscana il 18.1.88, vi si legge: <<invio copia delle relazioni istruttorie sugli usi civici in Alta Versilia, si tratta di un lavoro di largo respiro storico-giuridico e di rilievo eccezionale per tutto l’assetto fondiario della montagna versiliese, i pascoli e i bacini marmiferi dell’Altissimo e del Corchia potrebbero diventare in larga misura pubblici, cioè di proprietà delle popolazioni residenti nella montagna>>.
Nonostante tanto entusiasmo, gli incartamenti vennero abbandonati nei cassetti del Commissariato per anni ed anni e le sentenze non furono emesse fino a trascinare tutta la vicenda nel dimenticatoio. Durante una pubblica riunione lo stesso Carletti ebbe a dire <<ma sapete cosa rischio se dovessi fare quelle sentenze?>> Quali trame o pressioni si celassero dietro questa esternazione non lo sapremo forse mai, ma mi pare fin troppo evidente che si tratta di un caso di giustizia negata che lascia adito a mille supposizioni. Insomma, i lati oscuri della vicenda non mancano e oltre a quelli esposti, molti altri particolari portano a supporre che, laddove esistono siti estrattivi, non si vedranno mai riconosciuti gli usi civici.
Consigliere comunale di Stazzema Baldino Stagi,addì 15.11.2017
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PEREGRINATIO MARIAE
Chiesa di Santa Maria Assunta, Stazzema – 14 novembre 2017![IMG-20171114-WA0041](https://liberacronaca2.wordpress.com/wp-content/uploads/2017/11/img-20171114-wa0041.jpg?w=676)
![IMG-20171114-WA0025](https://liberacronaca2.wordpress.com/wp-content/uploads/2017/11/img-20171114-wa0025.jpg?w=676)
Stazzema_La sacra icona è giunta in mattinata alla Pieve di Santa Maria Assunta ed accolta con la recita delle Lodi e preghiere personali dai fedeli e da don Simone Binelli.
Nel pomeriggio Anna Guidi ha tenuto una”lectio” sul tema”I santuari mariani e la devozione popolare”. L’Assessora alla Cultura, Serena Vincenti, ha portato il saluto dell’Amministrazione Comunale apprezzando l’iniziativa Diocesana.
La professoressa Guidi ha, nel corso dell’intervento, dato evidenza anche alle relazioni fra le devozioni mariane del territorio, in particolare quella della Madonna del Piastraio, e la Madonna di Sotto gli Organi;
“Il paese di Stazzema da’ testimonianza di questa affermazione perché la predilezione per Maria fa sì che il culto si articoli in tre devozioni: a Levante la Madonna delle Nevi, a mezzogiorno Maria Assunta in cielo, a ponente la Madonna del Bell’Amore.
Ne’ il culto mariano si limita a Stazzema soltanto: nella vicaria si esprime, oltre che in numerose marginette sui sentieri, a Cardoso nelle dedicazione della Chiesa a Santa Maria Assunta, a Volegno in quella a Santa Maria delle Grazie, negli oratori di Farnocchia e di Pomezzana – dedicati rispettivamente alla Madonna del Carmine, il cui culto si ritrova anche nella Chiesa di Terrinca e delle Grazie – nella dedicazione alla Madonna della Visitazione a Levigliani, nelle compagnie della Madonna dei Dolori attive a Stazzema, a Farnocchia, a Cardoso, nella compagnia della Cintola che, in questa pieve, rimanda al capolavoro in parete a lato dell’altar maggiore dove Pietro Da Talata ha dipinto, in una trionfale mandorla, la Madonna in gloria colta nel gesto di consegnare la cintura ad un incredulo San Tommaso.
Da ospiti accoglienti e partecipi ci avviciniamo dunque a conoscere la venerazione della Madonna di Sotto gli Organi, patrona di Pisa, che ha origini antichissime. L’icona risale al XIII secolo, è dipinta a tempera ed oro su essenza di pioppo centinata a fondo d’oro, è stata oggetto di alcuni restauri. Sono stati individuati come come possibili autori Berlinghiero o uno sconosciuto pittore bizantino.
La prima solenne attestazione rimanda al 23 novembre 1494 , data della liberazione della città dalla dominazione fiorentina ad opera di Carlo VIII, re di Francia. La tradizione vuole che l’approdo dell’immagine a Pisa si ricolleghi ad uno dei tanti episodi di ostilità fra Pisa e Lucca. I Lucchesi si accanivano contro la famiglia pisana dei Caetani, padrona di sette Castelli in quel di Camaiore. Nella presa di uno di questi, quello di Montecastrese a Lombrici, i soldati Pisani in fuga portarono nel 1225 in salvo dall’incendio la venerata immagine della Madonna con bambino, poi collocata in Duomo. Un’altra versione vuole il quadro proveniente da Luni, trafugato da una fanciulla all’arrivo dei saraceni; la giovane, rifugiatasi in una torre e scambiati poi i pisani in arrivo per saraceni, si gettò di sotto restando illesa al pari dell’immagine che, per sua iniziativa, fu portata a Pisa.
Non è tuttavia esclusa una provenienza dall’Oriente, forse da Cipro, che trova nella dimensione di Pisa, città marinara, una giustificata validazione.
Lunga sarebbe la cronaca dei fatti miracolosi e delle contingenze che hanno visto protagonista la Madonna di Sotto gli Organi. Nel 1595 , in occasione del rovinoso incendio del Duomo, la notte fra il 24 ed il 25 ottobre, l’icona fu salvata dalle fiamme, ed è in questa data che la si festeggia a Pisa, invocando nella preghiera la sua “immagine scampata dalla devastazione del fuoco”.
Nel 1630 venne organizzata una processione per la pestilenza, con la popolazione che non partecipò, per motivi di sicurezza, al corteo ma lo seguì dalle finestre. Più prudenti i pisani dei milanesi che nello stesso anno, come si legge nel capitolo XXXII de ”I Promessi Sposi”, avevano sfilato in massa per le vie della città, portando in processione il cadavere di San Carlo Borromeo, per ottenere grazia, conseguendo invece l’effetto di far dilagare ulteriormente il contagio.
Non si può non ricordare che nel 1789 il Granduca Pietro Leopoldo, entusiasta patrono delle riforme religiose patrocinate dal Vescovo Scipione de’ Ricci ( riforma dei seminari, abolizione del culto del Sacro Cuore e delle reliquie, introduzione di preghiere in volgare ), volle che, al pari di tutte le immagini sacre, anche la Madonna di Sotto gli Organi restasse scoperta. Il che accadde dal 13 dicembre 1789 all’11 giugno 1790. Ai pisani la decisione del Granduca dispiacque non poco: la percepirono infatti come una profanazione ed una dissacrazione.
Fino alla data dell’iniziativa Granducale l’icona veniva esposta e portata in processione avvolta in sette mantelline ma non scoperta. Che fosse lasciata spoglia ed in vista non era proprio gradito.
Fra i vari titoli con cui fu venerata: “Nostra Signora delle Grazie” per l’abbondanza dei favori celesti, “La Madonna delle Sette Colonne” per il luogo dove era collocata; vi è anche quello di “l‘Incognita” che indicava appunto la gelosa cura con cui la si preservava dallo sguardo umano. Inimmaginabile sarebbe stato al tempo che la sacra immagine peregrinasse nel territorio diocesano.
Gli scoprimenti, decisi dalle adunanze capitolari, erano rarissimi.
Si ricorda infine la solenne incoronazione avvenuta il 15 agosto 1847, ad un anno esatto di distanza dallo scampato pericolo del terremoto che lasciò illesa Pisa. Nel 1912 il Cardinal Pietro Maffi ricollocò nuovi diademi a seguito di un furto sacrilego che indignò moltissimo la città.
Ai nostri giorni, il 18 gennaio 1974, Arcivescovo Benvenuto Matteucci, è stato deciso che l’immagine rimanga esposta al pubblico e dal 9 giugno 1986 scoperta sempre. I tempi sono cambiati e cambiato è il modo di “sentire”.
La devozione che si trascina emotivamente, in una distante sacralità, ai piedi della Madonna per impetrare grazie quando più nulla può l’umana forza, ha lasciato il passo al credente che, coscientemente, permea con la devozione a Maria la sua vita, giorno per giorno, passo per passo, in un ininterrotto rapporto di scelte e promesse.
Da un paragone spontaneo fra la prestigiosa immagine che ospitiamo e la Nostra Madonna del Piastraio, emerge come la devozione alla Madonna del Bell’Amore nacque e si sviluppò fin da subito nel segno dell’accompagnamento quotidiano, nella condivisione della fatica, nella vigilanza del lavoro, nella serenità e nella forza che dall’immagine affrescata in un tabernacolo prima, custodita nel santuario poi, sprigionava.
La Madonna, incorniciata dal suggestivo scenario naturale, mostrava il figlio con le braccia aperte all’abbraccio a chi le rivolgeva un saluto segnandosi; colloquiava con quanti si fermavano per una più lunga preghiera, consolava coloro che sfogavano in pianto i loro affanni, gioiva del conseguimento di un traguardo: una nascita, un amore, una guarigione, un ritorno.
L’immagine della Madonna del Piastraio ha conosciuto dunque un processo inverso all’icona della Madonna di Sotto gli Organi: mentre quest’ultima si è liberata dai veli e dallo scrigno che la custodiva ed oggi si mostra peregrina, la Madonnina del Piastraio da una vicinanza quasi di gomito, en plain aire, è salita al sommo di un altare nel chiuso di una chiesa nel bosco voluta e tenacemente realizzata due secoli fa da un parroco, don Costantino Apolloni, e da un popolo.
Cavatori, contadini, boscaioli e viandanti, donne di passaggio accompagnate da bambini avevano stabilito con la venerata immagine un rapporto di intenso colloquio quotidiano, trovando in lei la mamma buona che da’ sollievo alla stanchezza, asciuga la fronte, condivide il fardello, ascolta, comprende, benedice. Non meraviglia che gli stazzemesi abbiano voluto costruire per lei una dimora. Ancor più necessaria per accogliere degnamente le migliaia di pellegrini che nei mesi di maggio e di settembre accorrevano da tutta la Versilia per un corale tributo di devozione e di amore. Ne giunsero fino a cinquemila nella quarta domenica del settembre 1895, in ordinate schiere scese dalla montagna e salite dal fondovalle, per una grande festa condivisa.
Che il santuario fosse frequentatissimo lo attestano anche i decreti del 1833 e 1834 del Vescovo Ranieri Alliata e del canonico Pietro Del Mesta: l’apertura da maggio a settembre correva dalle cinque di mattina con l’obbligo della chiusura entro la mezzanotte; negli altri mesi erano garantiti il sabato e la domenica e, in ogni caso, la chiesa andava aperta ogni qualvolta se ne facesse espressa richiesta.
Nel 1833, rinnovate sette anni dopo, vengono accordate le indulgenze da Papa Gregorio XVI.
Non mancano i miracoli come quello, nel 1935, della guarigione di Vincenzo Moriconi, calzolaio di Casoli, accompagnato a piedi dalla famiglia fino al Santuario, passando da San Rocchino. La tubercolosi polmonare scompare, il Moriconi torna al lavoro e muore di altra malattia molti anni dopo.
Una decina di anni prima, a più riprese, erano stati salvati alcuni cavatori: Neri Francesco della cava Attuoni, Tacchelli Dante e Luisi Severino intrappolati nel crollo di una galleria.
L’olio della lampada che ardeva davanti al quadro del Tommasi cominciò ben presto ad essere ritenuto miracoloso.
Il quadro, dipinto nel 1772 da Guglielmo, figlio del pittore stazzemese Tommaso Tommasi ed autore anche dei numerosi ex voto che attestano le grazie ricevute, ha una bella storia.
Lo volle e commissionò, in sostituzione dell’immagine dipinta sul muro e deperita, Bartolomea Bertocchi, la premurosa vedova ottantenne che custodiva la marginetta attigua alla sua modesta abitazione, luogo del primo culto.
Il quadro dalla cappelletta fu trasferito nel santuario dove, sopra la porta della sagrestia, è in vista anche l’affresco di cui prese il posto.
Gli ex voto che lo circondano raccontano di un’umanità sofferente e gioiosa che intende dare testimonianza delle grazie ricevute: le tavolette colorate provenienti dalla bottega del Tommasi raccontano di scampati al pericolo, di ammalati, di religiosi; in decine e decine di esse sono raffigurati occhi e gambe, altre propongono bimbi stretti in fasce su cui i genitori invocano la protezione di Maria.
Nel dipinto di Guglielmo Tommasi, la Vergine- Madre, vestita di rosso e ricoperta da un manto azzurro , ( la Madonna di Pisa, opposta in questo alle modalità toscane ed in linea con quelle bizantine ha i colori delle vesti scambiati ) è seduta sulla sinistra del quadro rispetto a chi la guarda, ( mentre la Madonna di Sotto gli Organi è rappresentata seduta dal lato destro del quadro ), e sostiene con il braccio destro il Bambino con il braccio destro ( identica in questo alla Madonna di Sotto gli Organi ), un Gesù dormiente, dietro il quale si alza un Ostensorio con l’ostia raggiante.
A sinistra si vedono i due Evangelisti, voci narranti della nascita e dell’infanzia di Gesù: san Matteo e san Luca, accompagnati dalle simboliche figure dell’angelo e del bue.
Il modo in cui Maria sorregge il Bambino anticipa il modo in cui ne terrà fra le braccia il corpo dopo la morte in croce. L’ostia evidenzia il sacrificio. Lo sguardo dolcemente intenso di Maria
induce a fare nostro il mistero della nascita, morte, resurrezione di Nostro Signore.
La Madonna di Sotto gli Organi è raffigurata secondo l’iconografia dell’ Hodigritia: di Colei che indica la via, il retto cammino ( il nome deriva dal monastero delle “guide”, Hodigoi, a Costantinopoli, dove si conserva la raffigurazione della Madonna ritenuta opera dell’ Evangelista Luca ). L’immagine si attiene anche al modello della Dexiocratusa, poiché Maria sorregge il Bambino col braccio destro, in deroga dall’iconografia della Hodigritia che vuole Gesù sorretto con il braccio sinistro. Ed il bambino ha poco di un bambino: è rappresentato infatti come un adulto dalla fronte alta solcata da una ruga, segno di sapienza; indossa la veste dei personaggi di alto rango ed una tunica trasparente che allude all’incarnazione; sorregge un libro aperto che reca scritto in greco il passo del Vangelo di Giovanni: “Io sono la luce del mondo. Chi segue Me non brancolerà nelle tenebre ma godrà della luce della vita”. Il libro aperto è un richiamo al Pantocratore: la connotazione soteriologica è ribadita dalla benedizione col mignolo alzato. L’intento è di sottolineare la regalità del Cristo e di diffondere un messaggio di salvezza con il richiamo alla luce.
Quanto alla Madonna, il suo sguardo è malinconico, addolorato per la morte del figlio, la mano sottolinea il ruolo di intercessione per la sorte dei peccatori, da cui discende la sua vocazione di avvocata dell’umanità, ed allude contemporaneamente all’intimità con il Figlio.
Due opere d’arte sacra che rimandano a vicende storiche e religiose diverse : la città prestigiosa e popolata accoglie e modella il culto secondo parametri complessi, diversi da quelli di una periferia, dove più dirette ed immediate sono le relazioni e meno pressante il ruolo del potere.”
![IMG-20171114-WA0029](https://liberacronaca2.wordpress.com/wp-content/uploads/2017/11/img-20171114-wa0029.jpg?w=676)
Anna Guidi,14.11.2017
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MULTA NEL 2011 PER UN’INFRAZIONE DEL CODICE DELLA STRADA COMPIUTA CON L’AUTO DI RAPPRESENTANZA DEL COMUNE DI STAZZEMA
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Stazzema_ Il comune di Stazzema paga una multa di 264,70 euro comminata dalla Polizia stradale di Firenze nel 2011 all’auto di rappresentanza del Comune di Stazzema, un Alfa Romeo, alla cui guida per ora rimane sconosciuto il guidatore, anche se nella determina è precisato che gli uffici si adopereranno per risalire al responsabile e poi si procederà con un’azione di rivalsa nei confronti del conducente del veicolo. Ma dopo così tanto tempo, poiché dalla determina si apprende che la multa è gravata da maggiorazioni che nel tempo sono intercorse, possibile che ancora non si sia provveduto a risalire al responsabile dell’infrazione? La determina di pagamento porta la data del 9 novembre 2017 e ciò fa presumere, giacché dopo sei anni rimane ancora sconosciuto il conducente, che questa multa la pagheranno i cittadini di Stazzema. Inoltre è abbastanza singolare che un ente pubblico non paghi subito la multa ma lasci che la pratica si protragga fino al punto che l’ingiunzione a pagare la sanzione arrivi dall’Agenzia delle Entrate di Capannori. Saremmo infine molto onorati di essere sconfessati al più presto sul fatto che questi 264 euro non saranno pagati dai cittadini ma dal conducente dell’auto di rappresentanza.
Giuseppe Vezzoni,addì 15.11.2017 (dall’Albo Pretorio on line del Comune di Stazzema)
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PEDALATA ODIERNA: MULINA, STAZZEMA CAPOLUOGO, SERAVEZZA, RIPA, STRETTOIA, GRANULATI ALIBONI, MARZOCCHINO, LA RISVOLTA, MULINA.![20171115_101848](https://liberacronaca2.wordpress.com/wp-content/uploads/2017/11/20171115_101848.jpg?w=676)
Quelli percorsi stamani sono stati una trentina di chilometri. Siamo partiti subito in salita per raggiungere Stazzema per fare una visita all’icona della Madonna di Sotto gli Organi esposta nel presbiterio dell’altare centrale della Pieve di Santa Maria Assunta. Poi la discesa a valle dopo aver ammirato lo splendido panorama autunnale che offrivano le selve sotto il Monte Croce, il Nona e il Matanna.![20171115_103509](https://liberacronaca2.wordpress.com/wp-content/uploads/2017/11/20171115_103509.jpg?w=676)
![20171115_101903](https://liberacronaca2.wordpress.com/wp-content/uploads/2017/11/20171115_101903.jpg?w=676)
Giuseppe Vezzoni, addì 15.11.2017